nulla è più importante di ciò che sembra insignificante

UN POSTOAL SOLE E… QUALCHE OMBRA

Per carità, io capisco che Un posto al sole sia una soap molto ordinaria, più sbiadita di quelle americane alle quali si ispira. E capisco pure che sia pensata e prodotta per un pubblico di bocca buona, senza pretese, che fa il tifo per l’uno o per l’altro interprete che (troppo spesso, ahimè!) identifica col personaggio.

I ritmi sono sicuramente frenetici: andare in onda tutti i giorni per quasi trent’anni non è cosa da poco. Però, e che cavolo!, si potrebbe tener conto di alcune cose che solo gli sprovveduti posso considerare superficiali e insignificanti.

È mai possibile che si debba assistere a stupide scenette con un condomino (Renato) che controlla il portiere (Raffaele) con un drone? E tutto questo con la pretesa di far ridere!

È mai possibile che si porti un bambino (Tommaso) in ospedale per fare l’esame del DNA e si esca dall’ospedale col carrozzino vuoto?

Che una donna (Diana), rimasta in coma per lungo tempo e che non è nemmeno in grado di fare la fisioterapia, poi si prenda “un giorno di ferie dall’ospedale” e vada al mare muovendo perfettamente braccia e gambe?

Che un’altra donna (Marina), in un momento tragico e concitato in cui le assistenti sociali portano via un bambino, si cambi d’abito nel tempo che il gruppetto scenda le scale?

E ancora, che una donna (Giulia) impegnata nel sociale e che gestisce un Centro in quartiere difficile, si informi e comunichi alla mamma del bambino (Ida) dove si trovi il piccolo?

E, dulcis in fundo, il rientro dalle ferie!

Vediamo: c’è stato uno stop di quindici giorni nella programmazione. Bene, alla ripresa della messa in onda, tutti sono rientrati dalle vacanze. Ed eccoli: Guido, Mariella e Lollo al rientro da Palinuro; Niko e Jimmy da Formentera; Serena e Filippo (con le due bambine-fantasma perennemente al piano di sopra della loro casa) da Maratea. Ebbene, nessuno, e dico nessuno!, che avesse un accenno di abbronzatura: roba che in quei luoghi nemmeno se esci solo per mangiare, rimani bianco come quando sei arrivato!

Tutta la stima e la comprensione per chi è impegnato in un lavoro difficile e costante, però credo che gli spettatori meritino un po’ più di rispetto. Sì, perché a guardare certe scene si ha la sensazione che spesso si pensi: vabbè, tanto quelli non capiscono niente!

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