Ma dico io, già queste idee geniali hanno la fortuna di essere finanziate da enti pubblici (cioè, noi contribuenti) ed hanno quindi la prerogativa di sollevare gli “imprenditori” da qualsiasi rischio d’impresa, ma poi, secondo i soliti colti che capiscono sempre tutto ed a volte hanno anche la benevolenza di spiegarlo a noi comuni mortali, queste opere dell’intelletto non possono nemmeno essere criticate e non possono non-piacere. Già, perché se osi dire che sono una vera e propria schifezza, ti attiri colti spernacchiamenti perché “non capisci che una cosa è il cinema e una cosa è il teatro”.
Bene, si dà il caso che io abbia l’assurda pretesa di comprendere la differenza tra le due forme di spettacolo e di affermare, con consapevolezza e determinazione, che il film “Non ti pago” di Edoardo De Angelis è stato persino peggio di “Natale in casa Cupiello”, il che è quanto dire!
Qua non c’entra il paragone con Eduardo che, devo dire, in questa commedia (che non ho mai considerato tra le migliori), mette in evidenza il suo maschilismo e la figura, a lui tanto cara, del pater familias signore e padrone delle vite dei componenti la sua famiglia; quindi, già c’era una fastidiosa retorica di fondo con cui fare i conti, e non è certo servito ridurre tutto a macchietta per addolcire il boccone amaro di un Eduardo datato e, in questo caso, limitato.
Quando si è veramente grandi, il film che si ricava dalla versione teatrale, non solo non lascia rimpiangere l’opera originale, ma addirittura ne esalta i contenuti e ne migliora il messaggio da far arrivare al pubblico rendendolo più fruibile e comprensibile; valga un esempio per tutti: il film di Vittorio De Sica “Matrimonio all’italiana” che è risultato essere un capolavoro immenso, più grande della “Filumena Marturano” da cui è stato tratto. Certo, si è avvalso anche delle strepitose interpretazioni di Sofia Loren, Marcello Mastroianni, Tecla Scarano, e qui non si è visto neanche lontanamente niente del genere; e in quel caso, sono convinta che nessuno abbia detto o pensato che “Eduardo non si tocca”.
Eduardo si può e si deve “toccare”, ma si deve essere all’altezza di saperlo fare.
Non è con l’inserimento di pappagalli, asini alati e cappelli alla marinara che si migliora un’opera, specialmente se questi inserimenti non evocano alcunché nello spettatore e avrebbero bisogno di essere spiegati: quando l’arte è vera arte, non ha bisogno di essere spiegata altrimenti ognuno di noi, prima di guardare un quadro, prima di vedere un film, prima di leggere un libro, dovrebbe prendere una laurea sull’argomento di cui tratta l’opera.
Basta con questa presunzione di cultura!
Se i registi hanno qualcosa di innovativo da dire, sviluppino una loro idea originale, collaborino alla sceneggiatura, trovino un produttore che creda nel progetto e lo portino avanti senza attingere alle tasche dei contribuenti ai quali, poi, non è neanche concesso “non capire…”
Tecnicamente non voglio neanche citare gli attori perché, bravi o non bravi, non hanno dato nessun impulso al film, né in negativo né in positivo.
Solo un piccolo dettaglio che, apparentemente insignificante, dà invece l’esatta dimensione dell’attenzione prestata alla sceneggiatura: la figlia, dà del “voi” o del “tu” al padre? A meno che l’alternanza del pronome non sia un importante messaggio culturale che, ahimè, non ho capito!