Eduardo Paola, scrittore e studioso di Storia dello Spettacolo, ha una bellissima prerogativa: le biografie che scrive non ti presentano mai un personaggio distante da te, ma ti accompagnano per mano dentro quelle vite che lui racconta; e le racconta sempre con garbo, eleganza e competenza.
E quindi, anche le vite più terribili, quale in effetti è stata quella di Judy Garland, ti vengono presentate come un bel racconto che (anche se lo sai benissimo), ti chiedi “come andrà a finire”?
Il suo “Judy Garland – oltre l’arcobaleno”, è la biografia della grande artista che, scopriamo leggendo, è stata sempre considerata, soprattutto dalla madre, come una macchina per produrre benessere e ricchezza. Una bambina che ha dovuto rinunciare alla sua infanzia, una ragazzina che dovuto rinunciare alla sua adolescenza, una giovane donna che, senza esperienza e senza una vera guida materna, ha commesso molti errori legati al mondo dei sentimenti, proprio quello più complicato e più difficile da gestire.
Avendo genitori un po’ complicati che per varie vicissitudini costringono la famiglia a continui spostamenti, inizia ad esibirsi insieme alle due sorelle, ma come scrive Eduardo Paola, “Judy ha quel qualcosa in più che fa la differenza, in lei brucia il sacro fuoco dell’arte” e quindi, il percorso da star lo compirà solo lei, e raggiungerà le vette più alte.
Scopriremo, leggendo il bellissimo libro, che sarà letteralmente costretta ad assumere farmaci; a dormire o svegliarsi non seguendo le sue esigenze naturali, ma seguendo le ferree e crudeli leggi dello spettacolo; a nutrirsi non secondo le sue istanze, ma solo per le esigenze delle produzioni cinematografiche.
Un continuo bisogno d’amore la porterà a contrarre matrimoni sbagliati, sarà costretta a nascondere qualche amore, ogni matrimonio sarà conseguenza delle sue insicurezze, delle sue insoddisfazioni, della sua sofferenza infantile e adolescenziale.
Sicuramente tra i suoi matrimoni spicca quello con Vincent Minnelli, non fosse altro perché dalla loro unione nacque Liza Minnelli che, come ci dice Paola nel suo libro, non amava parlare molto di sua madre e tra le sue rare dichiarazioni spicca: “…soffriva molto, venivano a casa degli specialisti a visitarla. La sentivo spesso, in salotto, gridare a registi e produttori: ‘Sospendete il film, non ce la faccio’: era davvero in uno stato pietoso”.
Tuttavia, al di là di queste dichiarazioni crude e, purtroppo, infinitamente vere, c’è un altro passaggio nel libro che riguarda il rapporto madre-figlia e cioè l’emozione di Liza quando si esibisce cantando con sua madre: lì lei dichiara che non era più sua madre, ma la grande Judy Garland.
Per questioni di vincoli legali con le case di produzione, di distribuzione delle pellicole, di censure e controlli da parte di ogni singola nazione, alcuni film della Garland sono arrivati in Europa molto tardi, probabilmente quando tutti i suoi problemi economici, familiari e di intossicazione da farmaci avevano già determinato il suo triste tramonto. L’Europa non ha potuto godere in tempo reale di quella grande artista che era un idolo negli Stati Uniti, che riempiva ogni struttura con i suoi concerti, che era sempre attesa da migliaia di persone quando era previsto un suo arrivo.
Un triste declino il suo che, quasi certamente, è conseguenza del suo rapporto con la madre. La descrizione di questo rapporto madre-figlia è affrontato da Eduardo Paola con lo stile di chi non emette giudizi, ma si limita ed esporre un fatto; tuttavia, tra le righe di questo racconto, apparentemente senza coinvolgimenti emotivi, si legge la tristezza dell’autore nel dover raccontare un declino e una morte molto prematura di un’artista che lui, da ragazzino, certamente ha ammirato nel famoso film “Il mago di Oz” e di cui conserverà sempre nel cuore la voce che intona “Over the rainbow”.
Eduardo Paola ci rende il ritratto di una donna la cui arte sarà irraggiungibile e che si collocherà, appunto, sempre “oltre l’arcobaleno”.
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