nulla è più importante di ciò che sembra insignificante

FUORI TEMPO – N. 3 – “Maiden Voyage” – Il viaggio consapevole di Hakan Başar

Giovane, brillante e già sorprendentemente misurato: con Maiden Voyage, il secondo album del pianista turco Hakan Başar, il trio naviga tra i giganti del jazz con rispetto, energia e uno sguardo già maturo.

 

Maiden Voyage” non è soltanto il titolo del nuovo album del pianista turco Hakan Başar: è un titolo che suggerisce scoperta, ma la rotta è già ben tracciata. Si viaggia tra omaggi consapevoli e un’identità in divenire, con il sostegno di una ritmica affiatata e una sensibilità sorprendentemente lucida per un ventenne. Nessuna fretta di dimostrare, nessun compiacimento tecnico: solo attenzione, ascolto e un dialogo costante tra tradizione e personalità.

 

Classe 2004, Başar firma con questo secondo lavoro discografico un passo deciso in avanti rispetto al debutto del 2019 (“On Top of the Roof“). Cresciuto in un ambiente musicale fervido, ha calcato i palchi sin da giovanissimo e ha già ottenuto un riconoscimento non da poco: Chick Corea, dopo averlo ascoltato suonare dal vivo, lo ha indicato come una promessa sicura del pianismo jazz. A soli vent’anni, ha già alle spalle festival importanti e collaborazioni di livello, ma ciò che colpisce è la solidità con cui si muove oggi.

 

Ad accompagnarlo in modo egregio in questo “viaggio” ci sono due nomi ben noti della nuova scena italiana, Michelangelo Scandroglio al contrabbasso e Bernardo Guerra alla batteria. Insieme costruiscono un suono pieno, rotondo, essenziale. Se dal vivo Başar lascia emergere con più forza un’energia contagiosa e un carisma da veterano capace di trascinare il pubblico ma senza mai strafare, in studio lavora di sintesi e misura.

 

Il repertorio è tutto fuorché scontato: Petrucciani, Peterson, Dorham, Walton, Tyner, Hancock, Montgomery, Strayhorn. E poi, un brano originale, Compassion, a chiudere il cerchio. Non c’è ansia da prestazione, né virtuosismo compiaciuto: ogni rilettura è calibrata, rispettosa del materiale di partenza ma mai calligrafica. La chiave è nella misura, nel modo in cui Başar lavora sulle strutture armoniche, senza mai perdere calore né visione, e insieme a Scandroglio e a Guerra ci riesce benissimo.

 

Il disco si apre con Chloé Meets Gershwin di Petrucciani, dove l’omaggio si fa subito personale, con frasi dilatate e un tocco arioso che allarga il fraseggio rispetto all’originale. In Wheatland di Oscar Peterson, Başar evita i tratti virtuosistici più pirotecnici per seguire una linea melodica più sospesa e collettiva, lasciando spazio agli interventi fluidi di Scandroglio e Guerra.

 

Lotus Blossom di Kenny Dorham è una delle sorprese del disco, che qui assume un carattere modale, notturno, con una tensione armonica che Başar gestisce con estrema lucidità. Il trio mantiene il flusso morbido, ma sotto la superficie pulsa un’urgenza trattenuta. Bolivia di Cedar Walton si sviluppa come un campo aperto per interplay e dinamiche, con una sezione ritmica che spinge senza mai soffocare.

 

Il lato B è forse il più audace: in Inception di McCoy Tyner il pianoforte accelera, moltiplica gli spigoli, ma resta nitido nel fraseggio: un ottimo banco di prova tecnico e ritmico, superato con energia; la title track Maiden Voyage di Herbie Hancock è resa in una versione più rarefatta e onirica, tutta giocata su nuance e sospensioni. Full House di Montgomery prende una piega più urbana, con accenti funk e un’energia controllata che evolve in cambi di atmosfera ben costruiti.

 

Infine, Compassion – unico originale – chiude con una dichiarazione più intima e libera, mescolando Rhodes e pianoforte in un dialogo che forse anticipa una futura direzione più personale. È un brano ancora embrionale, ma promettente: un altro punto da collegare nella traiettoria di un musicista che sembra già sapere dove vuole andare.

 

Chi acquista il disco in formato CD troverà anche una bonus track esclusiva: Chelsea Bridge di Billy Strayhorn. Un solo di pianoforte puro, impressionista, sospeso. Una ballata in piano solo interpretata con grande delicatezza impressionista. Un omaggio al lirismo che in Powell, Evans e Petrucciani trova la sua via poetica, e che Başar sembra saper maneggiare con cura sorprendente.

 

Con Maiden Voyage, Hakan Başar non cerca l’effetto, ma l’equilibrio. È un disco che non urla, ma afferma. Non stupisce, ma convince.

E anche se l’età potrebbe far pensare al prodigio da copertina, Başar sceglie la strada più difficile: quella della maturità.

Quella di chi non ha fretta di dimostrare, ma sa già cosa vuole raccontare.

 

Testo di A.V.O.

 

  • Titolo: Maiden Voyage
  • Artista: Hakan Başar (con Michelangelo Scandroglio e Bernardo Guerra)
  • Anno di pubblicazione: aprile 2025
  • Etichetta: Red Records
  • Distribuzione fisica: CD – Vinile 180gr (gatefold con inserto, edizione limitata): IRD International
  • Distribuzione digitale: Principali piattaforme digitali di streaming/download
  • Formazione:
Hakan Başar (pianoforte e Rhodes) – Michelangelo Scandroglio (contrabbasso) – Bernardo Guerra (batteria)
  • Durata complessiva: 44 minuti (+ 13:16 bonus track su CD)

Brani: 8 + 1 bonus

foto Roberto CifarellI

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