PER LO SPETTACOLO “SENZA IPOCRISIA”
L’ ’a Luce!
diddio.
Ho fatto un Sogno.
No! Forse l’ho visto o, l’ho vissuto, almeno!
C’era l’a Luce,
poi,
certo le luci, i colori, suoni, canti ed
umori. Umori!
Tanti! Tanti, nell’aree, da far rabbrividire!
Già, l’emozione in pubblico, se ben fruisce,
se in comun che poi dilaga, come un fiume confluisce,
qualche lacrima, che scende, la contieni, sorridi, applaudi.
Poi canti in memoria!
Allora il suono, muta in vibrazione,
anche se vesti, orme e colori attraversano la scena
è quel respiro che ormai danza
con quella Voce in Temperansa.
Racconto il Sogno, ancora, prima che perda il Filo,
ma ’l mio Re ben sa, che la mia briglia ne ha sempre TRE
a guidare, e ciascuno, tira e spira, in egual funzione e regno!
Quindi ’l Sa, che ’l Tema e la Vision di tutti,
pur se è di Brama, ha suo argomento Degno!
Dunque, la Trama.
Rivela la storia di una bambina …
o, era una Leggenda?
… Che Pan nel Fuoco intrise il suo Respiro,
a darle, oltre alla Vita, l’Arte!
Tal fu ch’Ella per giogo o per fulgore, trovatasi
allo Specchio accese via d’interloquir lo Deo,
e darsi cose, l’Uno all’Altra:
“Oh mio Pan, orsù fa che sia Musa!
Recita il Rito: Fa che sia Diva!
Aperta la Porta, Trovata la Via.
Giù, infondo alla stanza riflessa,
Agiva quel Sogno, come un testo già scritto
E testé, se vi aggrada
del Sublim Sortilegio ora leggo, oh mio Re:
“…che ora la Bimba s’è fatta Sirena!”
I suoi passi son lieti e leggeri, ma gran segno lascia l’orma dei piedi
sui canali di petali rosa.
Sono Rose, e feriscon le Spine.
Così, Bella d’aspetto, ebbe Gran Voce e ’l Divino Talento:
Vibrar Vita!
Certa, si esprime e lotta, con tenacia e ardor,
la giovane puledra,
che andò suonando le sue note all’Arpa della Vita
ed ebbe a Premio l’Ali.
A botta d’Acquaiole e Mummere, cantando:
“Usignolo interprete Divino!”
Andò sorbendo, testi, esperienze, note e occasioni
Cercando un varco da quel vascio scuro
Quella calura estiva, che non sapeva d’aria
C’à cenere e braciere ind’ ’a vernata,
l’ha saputa scagnà c’à povere ‘e Triatro!
Negli Occhi tra i mille Lampi e Colori,
come Offerta al Coppo Dativo a Tributo per Fama
L’Orgoglio, il sogno di Riscatto,
de’ suoi Genitori sfama!
Del Sogno già!
Come perdessi il Filo, cosa puntualmente faccio,
del ché, mi salvi ’l Re,
alterno ’l mio racconto, con con-siderazioni, scampoli e ritagli di memorie della Vita.
Ma ecco, che ancora avanza e scorre come un fiume,
irriverente, de’ moti e colpi al cuore, che così impazzisce.
Senza riguardo alcun, senza pudore.
Dal suo Cannone, colpi continui Spara,
dal far vibrare dentro, mentre fuori ora canta,
dalla Voce Sublime:
Thayla!
Canta, e Incanta, devo dire:
con indelebile scrittura, lacerante, senza tema d’esser
Crude.
Quella parola sola, incisa sopra al Cuore, quell’unica che ha appreso,
che s’è ’mparata a scrivere,
a leggere:
AMMORE!
E niente chiù!
Chiara, Fiera, si Esprime e lotta, con tenacia e ardor,
come da giovane puledra,
che andò toccando, ancora imprime le sue dita
a suonar corde all’Arpa della Vita
ed ebbe a Premio l’Ali.
Così fu: Angela tra gli angeli del Re.
E se a tal punto, Ella era già Luce, o che
La luce fu dopo l’Ali, poco importa a questa Trama,
poiché da allora, come ora e tanto ancora poi!
Quella bimba allo Specchio, che Gioca e Danza con Pan,
Per l’Universo è
Angela Luce!
Con l’unica moneta che m’è in Tasca,
verso, il mio Tributo alla mia Amica
Amore.