Mi fa un certo effetto sentir parlare la gente comune, la gente come me, come chi mi legge, della famiglia reale inglese come di una famiglia conosciuta da anni, che magari abita nel nostro stesso condominio, con la quale addirittura si è imparentati. E giù sentenze: una è brutta, l’altro è cattivo, l’altra era bella e buona, l’amante che diventa regina, e varie banali considerazioni.
L’aspetto estetico, per mia ferma convinzione, lo escludo da ogni valutazione: non ha nessuna valenza idonea a giudicare il comportamento di una persona, prenderlo in considerazione ha lo stesso valore intellettivo del “buuu” fatto al calciatore di colore!
Ora, fermo restando che nessuno di noi ha mai conosciuto alcun membro di nessuna famiglia reale se non attraverso informazioni molto controllate o riviste patinate o, peggio ancora, talk show alla Barbara D’Urso, con quale diritto decidiamo che la brutta non doveva diventare regina? Che il re avrebbe dovuto preferire l’altra perché era più giovane e più bella? Nessuno di voi ha mai amato una donna brutta? Nessuna di voi ha mai amato un uomo con le orecchie a sventola e cresciuto all’ombra di una madre “ingombrante”?
Diana era molto giovane (bella e raffinata lo è diventata col tempo) e, come tutte le persone giovani credeva di avere il mondo tra le mani. Se non vogliamo credere alla favoletta che lei e Carlo siano stati travolti da un insolito destino nel grigiore del fumo di Londra, dobbiamo necessariamente (e serenamente) accettare l’idea che, vuoi per il titolo nobiliare che le apparteneva per nascita, vuoi per l’immagine di svecchiamento che avrebbe potuto dare alla Corona, fu assunta per svolgere un lavoro: quella di futura Regina consorte e di futura madre dell’erede al trono, un lavoro che non ha saputo svolgere! Sì, perché una qualunque casalinga di medio livello, sarebbe stata più discreta e non avrebbe rivelato ai quattro venti la presenza di un’amante nella vita di Carlo (personalmente credo che, poiché a certi livelli di titoli nobiliari la relazione tra i due fosse ben nota, ne fosse a conoscenza anche lei); era ovvio che Carlo, futuro Re, all’epoca non avrebbe potuto sposare una donna divorziata e quindi, sbirciando fra la nobiltà, fu scelta Diana che, detto per inciso, avrebbe potuto anche rifiutare.
Il modo di vivere delle famiglie reali, la loro quotidianità, il modo di gestire le relazioni pubbliche e private, sono così distanti dalle nostre abitudini che sarebbe azzardato giudicarle, semplicemente non le possiamo comprendere.
La vita quotidiana, da che è mondo e mondo, è costellata da relazioni extraconiugali che, vuoi per discrezione o vuoi per tutelare la sacralità (finta) della famiglia, vengono taciute, accettate, superate, ignorate. E vogliamo considerare quanti regnanti nel corso dei secoli, siano nati grazie ad amanti e mogli compiacenti? O quanti stallieri e/o guardie del corpo abbiano riempito i vuoti lasciati da re troppo impegnati a regnare?
Diana non avrebbe dovuto lamentarsi del cerimoniale: se non avesse voluto sottostare ad esso, sarebbe bastato rifiutare. O pensava, la giovane Diana, che una volta arrivata a Corte, avrebbe smosso plurisecolari tradizioni?
E dunque, dopo essersi dispiaciuta perché non poteva aprire lei i regali di nozze, per aver trovato il cibo freddo se arrivava tardi per i pasti, se non poteva andarsene in giro da sola a fare allegramente shopping, se non poteva incontrarsi con nessuno senza preavviso, e dopo aver compreso che un cerimoniale così consolidato, non lo avrebbe mai cambiato e, forse, dopo aver compreso che il suo status poteva cambiare troppo lentamente per le sue aspettative, non ha retto ed è stata resa pubblica la relazione del coniuge con Camilla.
Poi, dopo aver ricevuto una cospicua liquidazione, e ottenuto il divorzio, ecco che si è dedicata ad opere benefiche: passeggiate sui campi con mine antiuomo (dopo che erano stati opportunamente e giustamente sminati), visite ai malati di AIDS (evitando opportunamente e giustamente ogni forma di possibilità di contagio), abbracci ai bambini poveri e affamati (opportunamente e giustamente ripuliti prima del suo abbraccio); e poi protagonista nel mondo della moda, della musica, del jet set internazionale; e poi gli amori, fino ad arrivare ad un azzardo davvero notevole: Diana non avrebbe mai potuto avere figli dal suo ultimo compagno perché il suo primo figlio, futuro capo della Chiesa Anglicana, mai avrebbe potuto avere un fratello musulmano.
Purtroppo, è morta giovane ed in maniera tragica, ma ciò l’ha trasformata in un mito perché la sua immagine si è cristallizzata in quei pochi anni di soffocata ribellione, di incomprensibile protesta contro qualcosa che aveva accettato, di troppo esibito astio nei confronti della famiglia reale. Se fosse invecchiata, sarebbe stata tutta un’altra storia.
Ma noi, comuni cittadini del mondo social e televisivo, ne abbiamo fatto un simbolo (anche se ancora non ho capito di cosa).
Ricordo spesso le parole che Peter Morgan, lo sceneggiatore del film “The Queen” fa dire al Principe Filippo quando vede in TV la folla di gente piangente e disperata per la morte di Diana, sono più o meno queste: “Milioni di persone che piangono per una donna che non hanno mai conosciuto e saremmo noi i pazzi?”
UNO SGUARDO SULL’INCORONAZIONE
Mi fa un certo effetto sentir parlare la gente comune, la gente come me, come chi mi legge, della famiglia reale inglese come di una famiglia conosciuta da anni, che magari abita nel nostro stesso condominio, con la quale addirittura si è imparentati. E giù sentenze: una è brutta, l’altro è cattivo, l’altra era bella e buona, l’amante che diventa regina, e varie banali considerazioni.
L’aspetto estetico, per mia ferma convinzione, lo escludo da ogni valutazione: non ha nessuna valenza idonea a giudicare il comportamento di una persona, prenderlo in considerazione ha lo stesso valore intellettivo del “buuu” fatto al calciatore di colore!
Ora, fermo restando che nessuno di noi ha mai conosciuto alcun membro di nessuna famiglia reale se non attraverso informazioni molto controllate o riviste patinate o, peggio ancora, talk show alla Barbara D’Urso, con quale diritto decidiamo che la brutta non doveva diventare regina? Che il re avrebbe dovuto preferire l’altra perché era più giovane e più bella? Nessuno di voi ha mai amato una donna brutta? Nessuna di voi ha mai amato un uomo con le orecchie a sventola e cresciuto all’ombra di una madre “ingombrante”?
Diana era molto giovane (bella e raffinata lo è diventata col tempo) e, come tutte le persone giovani credeva di avere il mondo tra le mani. Se non vogliamo credere alla favoletta che lei e Carlo siano stati travolti da un insolito destino nel grigiore del fumo di Londra, dobbiamo necessariamente (e serenamente) accettare l’idea che, vuoi per il titolo nobiliare che le apparteneva per nascita, vuoi per l’immagine di svecchiamento che avrebbe potuto dare alla Corona, fu assunta per svolgere un lavoro: quella di futura Regina consorte e di futura madre dell’erede al trono, un lavoro che non ha saputo svolgere! Sì, perché una qualunque casalinga di medio livello, sarebbe stata più discreta e non avrebbe rivelato ai quattro venti la presenza di un’amante nella vita di Carlo (personalmente credo che, poiché a certi livelli di titoli nobiliari la relazione tra i due fosse ben nota, ne fosse a conoscenza anche lei); era ovvio che Carlo, futuro Re, all’epoca non avrebbe potuto sposare una donna divorziata e quindi, sbirciando fra la nobiltà, fu scelta Diana che, detto per inciso, avrebbe potuto anche rifiutare.
Il modo di vivere delle famiglie reali, la loro quotidianità, il modo di gestire le relazioni pubbliche e private, sono così distanti dalle nostre abitudini che sarebbe azzardato giudicarle, semplicemente non le possiamo comprendere.
La vita quotidiana, da che è mondo e mondo, è costellata da relazioni extraconiugali che, vuoi per discrezione o vuoi per tutelare la sacralità (finta) della famiglia, vengono taciute, accettate, superate, ignorate. E vogliamo considerare quanti regnanti nel corso dei secoli, siano nati grazie ad amanti e mogli compiacenti? O quanti stallieri e/o guardie del corpo abbiano riempito i vuoti lasciati da re troppo impegnati a regnare?
Diana non avrebbe dovuto lamentarsi del cerimoniale: se non avesse voluto sottostare ad esso, sarebbe bastato rifiutare. O pensava, la giovane Diana, che una volta arrivata a Corte, avrebbe smosso plurisecolari tradizioni?
E dunque, dopo essersi dispiaciuta perché non poteva aprire lei i regali di nozze, per aver trovato il cibo freddo se arrivava tardi per i pasti, se non poteva andarsene in giro da sola a fare allegramente shopping, se non poteva incontrarsi con nessuno senza preavviso, e dopo aver compreso che un cerimoniale così consolidato, non lo avrebbe mai cambiato e, forse, dopo aver compreso che il suo status poteva cambiare troppo lentamente per le sue aspettative, non ha retto ed è stata resa pubblica la relazione del coniuge con Camilla.
Poi, dopo aver ricevuto una cospicua liquidazione, e ottenuto il divorzio, ecco che si è dedicata ad opere benefiche: passeggiate sui campi con mine antiuomo (dopo che erano stati opportunamente e giustamente sminati), visite ai malati di AIDS (evitando opportunamente e giustamente ogni forma di possibilità di contagio), abbracci ai bambini poveri e affamati (opportunamente e giustamente ripuliti prima del suo abbraccio); e poi protagonista nel mondo della moda, della musica, del jet set internazionale; e poi gli amori, fino ad arrivare ad un azzardo davvero notevole: Diana non avrebbe mai potuto avere figli dal suo ultimo compagno perché il suo primo figlio, futuro capo della Chiesa Anglicana, mai avrebbe potuto avere un fratello musulmano.
Purtroppo, è morta giovane ed in maniera tragica, ma ciò l’ha trasformata in un mito perché la sua immagine si è cristallizzata in quei pochi anni di soffocata ribellione, di incomprensibile protesta contro qualcosa che aveva accettato, di troppo esibito astio nei confronti della famiglia reale. Se fosse invecchiata, sarebbe stata tutta un’altra storia.
Ma noi, comuni cittadini del mondo social e televisivo, ne abbiamo fatto un simbolo (anche se ancora non ho capito di cosa).
Ricordo spesso le parole che Peter Morgan, lo sceneggiatore del film “The Queen” fa dire al Principe Filippo quando vede in TV la folla di gente piangente e disperata per la morte di Diana, sono più o meno queste: “Milioni di persone che piangono per una donna che non hanno mai conosciuto e saremmo noi i pazzi?”
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