nulla è più importante di ciò che sembra insignificante

ESTUDIANTINA BERGAMO CHIUDE IL FESTIVAL TRA MUSICA, PASSIONE E COMUNITÀ

La terza edizione del Festival Internazionale Mandolinistico si chiude in piazza santuario

Il Festival Internazionale Mandolinistico di Savona si è chiuso ieri sera con un concerto che ha confermato, ancora una volta, la forza e il valore di questa rassegna. Sul palco di Piazza Santuario, l’Orchestra a Pizzico Estudiantina Bergamo, diretta dal Maestro Alessandra Albo, ha offerto un programma di grande varietà, attraversando oltre un secolo di musica per strumenti a plettro, dalle composizioni storiche fino alle voci contemporanee.

La serata è stata introdotta dal Maestro Carlo Aonzo, direttore artistico del Festival insieme a Rosario Moreno, e dall’Assessore alla Cultura del comune di Savona Nicoletta Negro, che ha speso parole di apprezzamento per la rassegna e per la sua crescente valenza culturale e sociale per la città. Un riconoscimento importante, che ha dato il tono a un concerto atteso come momento conclusivo di un’edizione particolarmente riuscita.

La cornice di Piazza Santuario, sempre suggestiva, ha accolto un pubblico caloroso e preparato. Nonostante il clima insolitamente freddo per il mese di settembre, nessuno ha rinunciato all’ascolto. L’immagine delle persone strette nei giubbotti, ma ferme ai loro posti fino alla fine, è stata la prova più evidente della forza attrattiva di questa musica e del clima speciale che si respira durante il festival.

L’Estudiantina Bergamo, con i suoi trentaquattro elementi, rappresenta una delle formazioni più vitali del panorama italiano a plettro. Nata a Bergamo, è oggi un laboratorio intergenerazionale che vede suonare fianco a fianco giovani talenti, studenti di conservatorio e musicisti di lunga esperienza. Una compagine che coniuga rigore e passione, qualità tecnica e desiderio di trasmettere tradizione.

Il programma ha proposto pagine di grande interesse: dalla Sinfonia Originale di Luigi Casazza a Notte senza luna di Angelo Bettinelli, dalla Serenata romantica di Raffaele Calace alla contemporaneità di Salvatore Della Vecchia compositore di Nenia e Tarantella, con Davide Salvi al mandolino solista. La presenza in platea dello stesso Salvatore Della Vecchia, che ha seguito con attenzione e ha molto apprezzato l’esecuzione del suo brano, ha reso ancora più significativo questo momento, dimostrando come il festival sappia anche diventare spazio di incontro tra interpreti e autori.

A seguire, l’Intermezzo capriccioso di Amedeo Amadei e Samovar di Victor Kioulaphides con Redi Lamcja al mandoloncello solista, hanno mostrato l’ampiezza del repertorio e la capacità dell’orchestra di passare da atmosfere leggere e brillanti a sonorità più moderne e dense, portando colore internazionale. Con Music for Play di Claudio Mandonico l’ensemble ha giocato con strutture ritmiche e melodiche nuove, mentre l’Allegro dal Concerto n. 4 di Olof Naslund, con il flauto solista di Davide Faccini, ha aggiunto un ulteriore tocco internazionale al programma. La chiusura con la Tarantella op. 18 di Calace, eseguita con energia e precisione, ha infine scaldato la piazza e riportato tutti all’essenza popolare e virtuosa dello strumento a plettro.

Applausi convinti hanno accompagnato ogni esecuzione, con momenti di particolare partecipazione durante i brani solistici. Il pubblico ha dimostrato non solo attenzione e rispetto, ma anche una partecipazione affettiva, quasi a voler condividere con gli artisti la responsabilità di chiudere degnamente un’edizione ricca di sfumature.

La serata ha segnato anche la nascita di una nuova collaborazione tra il Festival e il FAI di Savona, che nel pomeriggio aveva curato visite guidate al Museo del Santuario, intrecciando così musica e valorizzazione del patrimonio storico-artistico del territorio. Un segno concreto di come il festival si stia aprendo a una rete di collaborazioni sempre più ampia, capace di generare valore culturale e comunitario.

Con questo concerto si è chiusa un’edizione che ha visto alternarsi progetti diversi ma sempre di qualità, dal duo Aonzo–Izquierdo al Quintetto Anedda, dal Trio Acustico Napoletano al duo Beer-Demander–Vingiano. Una rassegna che si è confermata partecipata, seguita e ormai riconosciuta come punto di riferimento culturale per la città e per la Liguria. L’impressione, forte e condivisa, è che il Festival Internazionale Mandolinistico, nato dall’iniziativa dell’Associazione Culturale Jazz Club Chiavari e dell’Accademia Internazionale Italiana del Mandolino in soli tre anni abbia saputo conquistare uno spazio significativo nel panorama musicale. Si conferma così come un progetto identitario e al tempo stesso aperto al dialogo internazionale, che ha raggiunto la maturità necessaria per guardare ancora più lontano, mantenendo intatta la sua anima fatta di passione, radici e apertura al mondo.

Al termine della serata, artisti e pubblico si sono ritrovati nell’affascinante atelier d’arte di Imelda Bassanello, che dall’alto della sua posizione fa da silenzioso custode della piazza, per una spontanea jam session che ha visto come inaspettato protagonista il percussionista e cantore Seydou Kienou del Burkina Faso. Un epilogo conviviale e spontaneo, che ha suggellato con leggerezza e creatività il clima di comunità che è la cifra più autentica di questo festival.

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