nulla è più importante di ciò che sembra insignificante

UNA SERA A SANTUARIO – La canzone napoletana incontra il mandolino nella seconda serata del Festival Internazionale Mandolinistico di Savona

L’atmosfera di un concerto quasi sospeso

Savona, 23 luglio. La seconda serata della terza edizione del Festival Internazionale Mandolinistico si è tenuta nella piazza di Santuario di Nostra Signora della Misericordia, spazio scenografico e raccolto che ben si presta a un ascolto partecipe, quasi intimo. In programma Serenata Napoletana, il concerto del trio Acustico Napoletano, formato da Emanuela Loffredo (voce), Maurizio Pica (chitarra e arrangiamenti) e Michele De Martino (mandolino).

Introdotta dalle parole del Sindaco di Savona Marco Russo e del Maestro Carlo Aonzo, la serata è iniziata con un vento deciso e nuvole che non promettevano nulla di buono. Eppure, all’avvio del concerto, quasi per un accordo tacito tra cielo e musica, l’aria si è fatta più mite. Solo alcune lievi goccioline hanno fatto la loro comparsa, appena percettibili, senza alterare l’atmosfera – anzi, quasi a incorniciare il momento con discrezione. Il pubblico, numeroso e silenziosamente attento, ha seguito ogni brano con partecipazione, applaudendo con misura e convinzione, contribuendo in modo evidente al clima d’ascolto.

 

Tra salotto e sagrato: un’esecuzione essenziale

Il trio ha dato vita a un concerto intimo, privo di orpelli, dove la qualità musicale è emersa con chiarezza. Fin dalle prime battute, l’impostazione ha richiamato quella di un incontro da salotto domestico più che di un’esibizione pubblica. Il repertorio, interamente dedicato alla tradizione napoletana, è stato interpretato con sobrietà e misura, senza concessioni alla retorica.

Gli arrangiamenti originali di Pica, essenziali ed espressivi, hanno conferito ai brani una nuova sfumatura, personale ma rispettosa delle radici. La voce di Emanuela Loffredo, lirica ma ricca di naturalezza espressiva, ha restituito l’anima dei brani con equilibrio, mantenendo il rigore della formazione classica senza mai allontanarsi dal pubblico. In alcuni momenti non si è limitata al canto, ma ha proposto anche brevi inserti interpretativi, in perfetta sintonia con l’atmosfera della serata, rafforzando il legame con la platea.

 

Raccontare, sorridere, ricordare

Parte integrante del concerto è stata la narrazione informale e vivace di Maurizio Pica, che ha introdotto i brani con tono colloquiale, a tratti ironico, creando un clima di confidenza e naturalezza. Anche grazie a questo, la serata ha assunto un ritmo fluido, spontaneo, senza forzature né momenti costruiti.

In più occasioni si è avuta la sensazione di trovarsi tra amici, con la musica che si intrecciava con le parole in un equilibrio mai scontato. Un salotto all’aperto, con il sagrato come palco e l’ascolto collettivo come unico vero fondale.

Il repertorio ha attraversato alcune delle pagine più iconiche della canzone napoletana: Fenesta vascia, Amor marinaro, Te voglio bene assaje, Souvenir de Naples, Era de maggio, Napulitanata, Maria Marì, Passione, Core ’ngrato, Uocchie c’arraggiunate, Addio a Maria, Simmo ’e Napule paisà, e una rilettura intensa e originale di  ‘O surdato ‘nnammurato. Ogni brano è stato accolto con attenzione e rispetto, in alcuni casi con una partecipazione emotiva quasi palpabile.

 

Un omaggio speciale e una chiusura condivisa

Al termine del concerto, una lunga standing ovation ha portato il trio a concedere alcuni bis. Tra questi, un omaggio al Maestro savonese Carlo Aonzo, con l’esecuzione in solo del brano Aly for flying, composto dallo stesso Aonzo e interpretato con intensità e delicatezza da Michele de Martino. Un gesto discreto ma sentito, accolto con evidente apprezzamento.

A seguire, Voce ’e notte e Io te vurria vasà hanno concluso la serata con una dolcezza pacata, perfettamente coerente con il tono dell’intero concerto.

 

Il contesto che parla

La piazza di Santuario si conferma, ancora una volta, luogo ideale per iniziative di questo tipo: raccolta, protetta, in grado di favorire l’ascolto e lo scambio tra artisti e pubblico. A pochi passi, l’inconfondibile atelier artistico – uno spazio surreale e visionario dai colori accesi – veglia sulla scena come un elemento silenzioso ma eloquente.

Un segno che, senza dire nulla, racconta molto dello spirito di questa rassegna: fatto di relazioni semplici, cura artigianale, attenzione ai dettagli e una rara capacità di intrecciare musica, paesaggio e comunità.

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