La prima voce solista di Miles Davis torna a splendere in una nuova edizione che conserva tutta la grazia e la fragilità di un momento irripetibile.
C’è un momento, prima del sonno, in cui i pensieri si distendono e il tempo rallenta. È lì che vive The Musings of Miles, un diario notturno inciso nel 1955, ritornato a noi con la nuova ristampa del 2025 grazie a Craft Recordings, in una versione curata e restaurata nei minimi dettagli, su vinile da 180g, che restituisce tutta la morbida fragilità dell’incanto originario.
Miles Davis aveva da poco lasciato la Prestige per firmare con Columbia, ma doveva ancora onorare gli obblighi con la vecchia etichetta. Fu così che, nel silenzio elegante di un piccolo studio di New York, venne registrato questo disco che sembra più un respiro che una dichiarazione. È il suo primo lavoro in quartetto senza sax, e ciò che ne scaturisce è una musica asciutta, sussurrata, tutta fatta di pause, di sfumature, di chiaroscuri.
Ad accompagnarlo, la spalla fedele di Red Garland al pianoforte, Philly Joe Jones alla batteria e Oscar Pettiford al contrabbasso. Una formazione essenziale, quasi cameristica, che abbraccia la vulnerabilità di Miles con rispetto e discrezione, lasciandogli spazio per raccontare senza dover gridare.
Il disco si apre con Will You Still Be Mine?, dove la tromba danza tra le note del piano come un acrobata sulle corde dell’inquietudine. Il suono è nitido, vicino, sembra di sentire il respiro di Davis tra una frase e l’altra. È il suono dell’attesa e del dubbio, che si distende poi in I See Your Face Before Me, ballata intima, quasi sussurrata a un amore perduto.
Nel cuore dell’album, A Gal in Calico e A Night in Tunisia si rincorrono tra swing e tensione, mentre Green Haze – composizione originale di Davis – rappresenta forse il momento più astratto e personale dell’intero lavoro. Un brano costruito sulla sospensione, sullo scivolare lento delle armonie, su una malinconia che non ha nome.
Chiude il disco It’s Only a Paper Moon, ironica e leggera, come se Miles ci ricordasse che tutto, anche la musica, è un gioco di illusioni – carta, luna, sogni.
Ma The Musings of Miles non è un semplice disco: è uno spazio mentale. È lo sguardo di un uomo che non vuole impressionare, ma raccontare. Che non vuole primeggiare, ma avvicinarsi. E questa ristampa lo rende ancora più evidente. La qualità sonora è sorprendente, il lavoro di mastering è filologico ma vivo, e l’edizione – curata con eleganza – include un booklet riprodotto fedelmente, con fotografie d’epoca che restituiscono tutto il fascino discreto di quel periodo di passaggio.
In un’epoca in cui ogni suono tende a essere spettacolo, The Musings of Miles ci ricorda che il jazz, nella sua forma più pura, può essere anche silenzio e meditazione. Può essere una stanza senza finestre, dove un uomo con una tromba siede e pensa. E, in quel pensare, trova la musica.
Miles suona come se il tempo non gli appartenesse più. E oggi, settant’anni dopo, la sua voce sospesa tra luce e penombra torna a parlarci con la stessa intensità, con la stessa fragile grandezza.
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- Titolo: The Musings of Miles
- Artista: Miles Davis
- Etichetta: Craft Recordings (ristampa 2025) / Prestige Records (originale 1955)
- Data di pubblicazione originale: 7 marzo 1956 (registrato il 7 giugno 1955)
- Data ristampa: 2025
- Formati: Vinile 180g, CD, Digitale HD
- Durata: 34 minuti circa
- Produzione: Bob Weinstock
- Registrazione: Rudy Van Gelder Studio, Hackensack (New Jersey), 7 giugno 1955
- Mix e mastering: Ristampa rimasterizzata dai nastri originali da Kevin Gray presso Cohearent Audio
- Fotografia: Esquire Archives (copertina originale)
- Artwork e grafica: Edizione ristampa fedele all’originale con inserto fotografico esclusivo
- Audio: Mono (remaster analogico)
- Formazione:
Miles Davis – tromba
Red Garland – pianoforte
Oscar Pettiford – contrabbasso
Philly Joe Jones – batteria