Belonging – Un racconto musicale che esplora l’intimità dell’ascolto, l’equilibrio tra rigore e spontaneità, e la forza invisibile che tiene unito un gruppo al suo suono.
Ci sono dischi che parlano con voce chiara, come se raccontassero una storia lineare. E poi ci sono dischi come Belonging, che invece sussurrano, evocano, spalancano finestre su stanze segrete dove ognuno può trovare un riflesso diverso di sé.
Branford Marsalis e il suo quartetto hanno scelto di camminare in punta di piedi dentro uno dei luoghi più sacri del jazz europeo: l’album Belonging di Keith Jarrett. Ma non lo fanno come si entra in un museo. Non c’è timore, non c’è nostalgia, non c’è imitazione. C’è piuttosto una luce nuova, obliqua, che attraversa il tempo e ridisegna i contorni. È come se il quartetto avesse atteso la notte per aprire il disco, lasciando che le note filtrassero piano, rivelando colori diversi da quelli del giorno.
Apre Spiral Dance, e già tutto si muove in circolo. Il tempo non è un binario, ma un vortice che assorbe e restituisce. Il sax di Marsalis non racconta, piuttosto suggerisce. Sembra un richiamo da lontano, o forse una danza che non chiede spettatori ma partecipazione.
Blossom è un respiro lungo, un fiore che sboccia in silenzio. Non c’è bisogno di una melodia trionfale: bastano pochi accordi, lasciati galleggiare nel vuoto, perché l’ascoltatore cominci a vedere – non solo a sentire. C’è qualcosa di vagamente orientale nel modo in cui i suoni si depositano, come cenere leggera su una superficie immobile.
E poi arriva Long As You Know You’re Living Yours, che si muove come una città al risveglio. È metropolitana, quasi funk, ma con una consapevolezza antica. Calderazzo al pianoforte non cerca mai l’effetto, ma costruisce ponti sottili, lasciando che il groove emerga da sé, con eleganza e pazienza.
Il cuore dell’album – il suo battito più profondo – è la title track: Belonging. Qui la parola chiave è “appartenenza”, ma non a un luogo fisico. È l’idea di appartenere a qualcosa di più vasto, invisibile, forse musicale. Un sentimento che si insinua tra le pause, tra le dinamiche trattenute, tra le armonie che si piegano come foglie al vento. Non si può dire con certezza cosa venga raccontato, ma se ne avverte la verità. E tanto basta.
The Windup è il momento più giocoso, più diretto, più “americano” forse, ma non meno profondo. Qui la libertà prende forma ritmica, diventa corsa, slancio, improvviso bisogno di rompere le righe. Faulkner alla batteria è un motore instancabile, che pulsa come un cuore giovane e pieno di desiderio.
E infine Solstice, che arriva come un addio. È il brano che chiude il cerchio, ma non lo chiude mai davvero. Come una stagione che finisce solo per aprirne un’altra. Qui la malinconia si fa poesia pura. Non c’è più bisogno di parole, né di assoli brillanti. Solo un lento scivolare verso il silenzio, come la neve che cade nel buio senza far rumore.
L’intero lavoro non è una reinterpretazione, è una trasfigurazione. Marsalis e il suo quartetto non cercano di ripetere Jarrett, ma di entrare in dialogo con lui a distanza di cinquant’anni. Come due pittori che guardano lo stesso paesaggio da angolazioni diverse, e ne colgono ciascuno un aspetto unico: la forma per l’uno, la luce per l’altro.
La produzione è cristallina ma non fredda, con quel tocco analogico che sa essere vivo. La scelta dell’etichetta Blue Note di pubblicare questo progetto conferma quanto il jazz, oggi, non sia un recinto ma una soglia: un territorio dove le grandi opere del passato possono ancora rinascere, se chi le affronta ha qualcosa di sincero da dire.
Belonging è proprio questo: un disco che appartiene al passato, ma vive nel presente. Un disco che non cerca di spiegare, ma di evocare. Che non pretende di essere capito, ma ascoltato con il cuore.
E, alla fine, anche noi, ascoltandolo, ci sentiamo un po’ più “appartenenti” a qualcosa. Forse alla musica. Forse al silenzio che viene dopo.
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Titolo: Belonging
Artista: Branford Marsalis Quartet
Etichetta: Blue Note Records
Data di pubblicazione: 7 giugno 2025
Formati: CD – Vinile 180gr – Digitale (Streaming / Download HD)
Brani: 6
Durata: Circa 55 minuti
Produzione: Branford Marsalis & Delfeayo Marsalis
Registrazione: Marzo 2024, The Barn – Durham, North Carolina
Mix: Rob Hunter
Mastering: Gavin Lurssen presso Lurssen Mastering, Los Angeles
Audio: Registrazione analogica – mix stereo ad alta fedeltà – Vinile in edizione audiophile, pressato da Optimal Media
Formazione:
- Branford Marsalis – sax tenore & soprano
- Joey Calderazzo – pianoforte
- Eric Revis – contrabbasso
- Justin Faulkner – batteria