Lo scorso 24 luglio, in Piazza Mercato, una delle piazze storicamente più rappresentative della città, il Comune di Napoli ha festeggiato gli ottant’anni di uno dei più grandi protagonisti dello spettacolo del Novecento: Peppe Barra; e lo ha fatto con un concerto che ha visto, insieme al Maestro, la partecipazione di Angelo Branduardi e Dee Dee Bridgewater.
Lo stesso giorno, nella stessa piazza, nella Chiesa di Santa Croce e Purgatorio al Mercato, è stata inaugurata la mostra “Peppe Barra – Il gesto e la voce” (rimasta aperta al pubblico fino al 31 luglio), curata da Francesco Esposito, storico collaboratore del Maestro e regista dello spettacolo “Buonasera a tutti dai miei disordinati appunti”, andato in scena lo scorso aprile al Teatro Sannazaro.
Come dice lo stesso curatore nelle sue note, “Peppe Barra è una figura fuori dall’ordinario e la sua arte è più vicina al sogno e alla visione che alla realtà. Questo è il motivo che mi ha indotto a tentare il racconto del personaggio, del suo mondo artistico e, inevitabilmente, anche dell’uomo e dei suoi affetti, attraverso un’unica grande immagine, quasi scenografica”.
Visitando la mostra, è stato possibile ammirare il costume originale della “matrigna” indossato da Barra per “La gatta Cenerentola” e creato da Odette Nicoletti, alcune foto di Tommaso Le Pera, altre di Fiorenzo Niccoli, di Fabio Donato e di Mimmo Jodice. Alcune, molto forti da un punto di vista emotivo, lo ritraggono con la madre Concetta Barra con la quale, per anni, ha portato in scena un sodalizio artistico irripetibile.
Arricchiscono la mostra quattro pannelli sui quali sono riportati gli scritti di operatori della cultura: “Un fèz per Pulcinella” di Alessandro Basso che scrive: “…Peppe Barra meritava la sua mostra perché è la personificazione di un mondo fuori dalla retorica celebrativa. E abbisognava di un racconto evocativo e non descrittivo o cronologico, così come l’ha concepito Francesco Esposito…”; Enrico Fiore nel suo “Quando il Teatro è l’Attore”, afferma: “…per questi suoi primi ottant’anni non so fare a Peppe Barra auguri migliori del constatare quanto ricco di contenuti e suggestioni sia il presente che lui riesce a determinare e far vivere in scena. Forse è l’unico ad averne una simile capacità. E senza forse è lunico che non avrà eredi”; “L’eclettico virtuosismo dello sberleffo” è il contributo di Rodolfo di Giammarco che dice: “…Oggi, sulla lavagna dell’ottuagenario scriverei: portatore sano di culture, spacciatore di surreali noti e parodie, sostenitore di mondi toccati col corpo e con la mente, Peppe Barra è anche un mattatore la cui vita di proscenio è – e sarà sempre, sempre, sempre – una geniale affacciata di finestra.”; Giulio Baffi ha scritto “Per amico un grande artista” in cui ha affermato: “…Peppe Barra non ha mai rubato. Ha preteso però uno spazio d’invenzione potente. E poiché era unico come un divo dei tempi lontani del nostro teatro quello spazio lo ha avuto. Non in dono ma in premio, per la fatica enorme e il sacrificio grande di quella sua spudorata passione che gli toglieva il fiato e gli dava la forza irresistibile del vincitore.”
Al centro della Chiesa e richiamando il disegno della pavimentazione, Francesco Esposito ha fatto installare una bacheca ottagonale in cui ha esposto oggetti personali di Peppe Barra, proprio per evidenziare l’omaggio all’uomo oltre che al grande artista.